Gli enormi progressi tecnologici e le acquisizioni scientifiche degli ultimi decenni hanno dato un notevole incremento alle conoscenze delle basi biologiche di molte malattie ereditarie.
In particolare, gli studi effettuati sui meccanismi di base di molte patologie genetiche hanno permesso di identificare le cause molecolari di numerose malattie genetiche. Queste acquisizioni hanno consentito di mettere a punto test genetici in grado di individuare il difetto genetico anche in epoca prenatale. Purtroppo sono ancora molte le malattie genetiche di cui, nonostante sia nota la modalità di trasmissione e le conseguenze cliniche, non si conosce il difetto molecolare.
Vi sono inoltre malattie genetiche definite complesse la cui origine e determinata da mutazioni in diversi geni oltre che all’interazione con fattori ambientali che contribuiscono in modo diverso allo sviluppo della malattia.
La consulenza genetica è parte integrante e imprescindibile di un test genetico ed è necessaria per definire le possibilità diagnostiche e la relativa attendibilità.
In sede di consulenza vengono raccolte informazioni che tramite l’anamnesi personale e familiare consentono di stabilire eventuali rischi legati a specifiche patologie genetiche.
In particolare, l’esecuzione dei test genetici richiede che chi vi si sottopone prenda visione e
approvi un consenso informato che spieghi i rischi, i limiti e le conseguenze di tali esami.
La comunicazione dei risultati ottenuti, sia per test genetici in postnatale che in prenatale, è il momento in cui lo specialista in genetica comunica al probando o ai suoi familiari le informazioni ottenute e le possibili conseguenze. La consulenza non deve essere direttiva ma fornire tutte le informazioni possibili per la comprensione del problema individuato soprattutto in diagnosi prenatale.
La consulenza genetica prenatale consiste in un colloquio che una coppia a rischio di malattia genetica (cromosomica o molecolare) effettua con il genetista. Il colloquio serve ad individuare eventuali rischi per specifiche patologia genetiche e valutare le possibilità diagnostiche degli eventuali esami richiesti per l’gli accertamenti prenatali.
In sintesi, la consulenza genetica consente, nella gran parte dei casi, di rispondere alle seguenti domande:
- La malattia di cui soffro è ereditaria?
- La malattia che affligge un mio familiare è ereditaria?
- Posso svilupparla anch’io?
- Posso trasmetterla ai miei figli?
- Esiste un esame che mi consenta di sapere se ho trasmesso la malattia di cui soffro a mio figlio e anche prima della nascita?
- Esistono terapia per curare la malattia genetica individuata?
La diagnosi prenatale è un complesso di indagini strumentali e di laboratorio finalizzate a monitorare lo stato di salute del concepito durante l’intera durata della gravidanza così da consentire l’individuazione di definite patologie di diversa origine (ereditaria, infettiva, ambientale ecc..)
I metodi utilizzati per la diagnosi prenatale possono essere grossolanamente distinti in:
METODI NON INVASIVI (ecografie, indagini biochimiche, test combinati)
METODI INVASIVI (villocentesi, amniocentesi, cordocentesi, fetoscopia)
Allo stato attuale i criteri guida, generalmente accettati, per l’accesso alla diagnosi prenatale sono i seguenti:
- Età materna avanzata. La definizione di età avanzata varia a seconda dei centri dove viene di genetica effettuato l’esame, ma generalmente è almeno di 35 anni. La selezione di questa età è dovuta al fatto che a 35 anni il rischio di avere un feto con un’anomalia è approssimativamente uguale al rischio di aborto legato alla procedura invasiva. Tale rischio è diverso a seconda della procedura utilizzata
Villocentesi 1-2%
Amniocentesi 0,5-1%
Cordocentesi 2-4%
Va tenuto presente che tali percentuali, sono probabilmente sovrastimate, in quanto oscillazioni, anche sensibili, sono strettamente correlate con l’abilità, l’esperienza e la strumentazione dell’operatore. In genere vale il principio che più esami si eseguono e minori sono i rischi di aborto a seguito della procedura invasiva.
- Precedente gravidanza con anomalia cromosomica de novo. Per esempio una donna di 30 anni con un precedente figlio con la sindrome di Down ha un rischio di ricorrenza di 1/100 contro 1/390 relativo all’età nella popolazione generale. Tale incremento nel rischio è,secondo alcuni autori, in parte spiegabile con un basso mosaicismo parentale criptico ma nella maggior parte dei casi non è noto il meccanismo che spiega questo rischio aumentato.
- La presenza di anomalia strutturale in uno dei genitori . In questo caso il rischio va valutato in base al tipo di anomalia ereditata ed, alcune volte, a seconda dell’origine parentale.
- La presenza di una storia familiare per una malattia diagnosticabile mediante analisi biochimiche o genetiche. Si tratta generalmente di anomalie in singoli geni che hanno un rischio di ricorrenza del 25 o 50 per cento (Fibrosi cistica, Distrofia miotonica, Neurofibromatosi, Talassemia alfa e beta, Anemia falciforme e molte altre ancora)
- Malattia X-linked per la quale non esiste un test specifico. Quando non è disponibile un metodo alternativo, i genitori di un ragazzo affetto da malattia associata al cromosoma X possono utilizzare la determinazione del sesso per decidere di terminare o meno una gravidanza dato l’alto rischio di ricorrenza.
- Rischio di difetti del tubo neurale. I parenti di primo grado dei pazienti con difetti del tubo neurale sono eleggibili per l’amniocentesi.
- Screening su siero materno ed ecografico. Esami genetici ed ulteriori approfondimenti sono consigliati in donne in cui il rischio di anomalie genetiche si evidenzia in gravidanza sulla base di test di screening positivi (Bi-test, Tri-test o altri test combinati). Evidenze ecografiche riconducibili a determinate patologie genetiche possono essere indicazioni sufficienti per l’esecuzione di una procedura invasiva.
Queste riportate sono le più comuni indicazioni per l’accesso alla diagnosi invasiva prenatale. Situazioni particolari come gravidanze a seguito di fecondazione medicalmente assistita, la presenza di particolari patologie ecografiche che necessitano di tecniche genetiche particolari, particolare stato emotivo della gestante vanno valutate attentamente in sede di consulenza genetica. La consulenza genetica resta sempre il primo passo da compiere prima di decidere il ricorso a procedure invasive per analisi genetiche, molecolari o biochimiche in diagnosi prenatale.
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